Comunicati stampa

I bambini profughi hanno diritti

Presa di posizione della Garante per l’Infanzia e l’adolescenza Paula Maria Ladstätter sulla morte del profugo 13enne iracheno Adan H., deceduto nel fine settimana a Bolzano.

“Il giovane profugo Adan H. è morto a 13 anni. Bambini e giovani hanno diritti, tra gli altri anche il diritto a una vita dignitosa: tutti i bambini, anche Adan. Questi diritti sono ancorati nella Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia del 1989, nonché nella Convenzione ONU sui diritti delle Persone con disabilità sottoscritta nel 2006.

L’articolo 2 della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia prevede esplicitamente che i diritti dell’infanzia siano garantiti a tutti i fanciulli, indipendentemente dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, indipendentemente dalla loro incapacità o da ogni altro status del fanciullo o dei suoi genitori. La discriminazione è vietata. Inoltre, tra i diritti dei fanciulli è previsto che essi non possano essere puniti o discriminati per ciò che fanno i genitori.

L’articolo 3 della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia sostiene inoltre che in tutte le decisioni relative ai fanciulli – e qui sono compresi anche i bambini profughi, con o senza disabilità – l’interesse del bambino debba essere una considerazione preminente: indipendentemente dai diritti degli adulti.

L’articolo 23 della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia descrive poi il diritto dei fanciulli con disabilità mentale o fisica a una vita piena e decente, in condizioni che ne garantiscano la dignità, favoriscano l’autonomia e agevolino un’attiva partecipazione alla vita della comunità. Una disabilità fisica, psichica o psicologica rappresenta per i bambini e i giovani che ne sono affetti un onere che richiede un sostegno particolare.

Infine, l’articolo 22 sostiene che bambini e giovani devono ricevere protezione dallo Stato, indipendentemente se sono da soli o accompagnati dai loro genitori.

Attualmente, la responsabilità per la scomparsa del giovane iracheno viene rimpallata da una parte all’altra. Le attribuzioni di colpa sono tardive e fuori luogo: bisogna finalmente agire, trattando e alloggiando le persone – in prima linea i minori – in maniera dignitosa. L’Alto Adige può farlo, lo deve solo volere”.

 

 

MC

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