Comunicati stampa

Il diritto al gioco

È un bisogno essenziale di bambini e bambine: lo ricorda Paula Maria Ladstätter in occasione della Giornata internazionale della Tolleranza che si celebra domani, 16 novembre.

Giocare è un bisogno essenziale di bambini e bambine, che hanno un vero e proprio diritto al gioco. Lo regola, all’art. 31, la Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia del 1989. La Garante per l’infanzia e l’adolescenza dell’Alto Adige, Paula Maria Ladstätter, in occasione della Giornata internazionale della Tolleranza, che si celebra domani, 16 novembre, invita a garantire questo diritto. La possibilità di giocare non è assicurata dappertutto, in Alto Adige, ai bambini: per esempio, negli ultimi 5 anni la Garante ha trattato tre richieste di chiudere parchi gioco per bambini, o di ridurne gli orari d’apertura. È necessaria maggiore tolleranza, ma ci vogliono anche processi partecipativi per individuare buone strade per bambini e adulti, dice Paula Maria Ladstätter.

Il tema è quello del gioco all’aperto senza la guida pedagogica da parte di adulti. Il gioco è un bisogno biologico naturale per l’essere umano, e non ha bisogno di giustificazione. Tuttavia, esso non è una cosa ovvia per molti bambini e molte bambine, “nonostante l’esperienza del gioco sia di grande importanza per lo sviluppo infantile”, dice la Garante per l’infanzia e l’adolescenza: “Per esempio, giocare può aiutare le bambine e i bambini che crescono in povertà ad affrontare meglio la loro situazione”. Nel gioco comune, essi apprendono le regole che sono utili a tutti e impediscono i conflitti, e imparano che una squadra è vincente solo se vengono valorizzati i punti di forza di ciascuno. Bambini e bambine che giocano e praticano uno sport ne traggono vantaggio anche a scuola, “perché è provato che questo migliora la loro capacità di apprendimento”, sostiene Paula Maria Ladstätter. Inoltre, il gioco come metodo terapeutico può aiutare a superare esperienze traumatiche. Tablets, smartphones e altri strumenti di gioco tecnologici influenzano lo sviluppo di bambini e bambine, possono frenarne lo sviluppo corporeo ed emozionale e condizionarne le competenze sociali: questo può avere come conseguenza deficit motori, miopia precoce, sovrappeso, difficoltà di apprendimento o problemi nel comportamento relazionale.

Spiega Paula Maria Ladstätter: “Se si parla di gioco, si pensa immediatamente ai parchi gioco. In questo caso, spesso è il rumore che vi è generato la fonte dei dissidi: e qui constato di frequente che la tolleranza degli adulti non è molto ampia”. Nel corso della sua attività ormai quasi quinquennale, la Garante si è confrontata con tre richieste di chiusura  di parchi gioco – o di riduzione del relativo orario di apertura – da parte di confinanti. Questi chiedevano tra l’altro  che fosse previsto almeno un giorno di pausa (chiusura domenicale), oppure che tali parchi rimanessero aperti in estate solo fino alle 18, che venissero chiusi in pausa pranzo o aperti più tardi al mattino. “Le esigenze di bambine e bambini sono diverse da quelle degli adulti”, invita a riflettere Paula Maria Ladstätter. Si tratta di avere più tolleranza nei confronti del rumore infantile, ma anche di favorire la partecipazione da entrambe le parti: “Adulti e bambini dovrebbero affrontare insieme un processo partecipativo, al fine di elaborare soluzioni sostenibili”, sollecita la Garante per l’infanzia e l’adolescenza: “Altrimenti, i fronti si irrigidiscono e l’attenzione rimane fissata solo sul fastidio reciproco, il che è causa di nervosismo per tutti”.

L’ufficio della Garante per l’infanzia e l’adolescenza è a disposizione, in caso di problemi relativi alle aree gioco, con l’offerta di incontri o mediazioni. Per maggiori informazioni è possibile contattare la Garante al  numero telefonico 0471.946050 o all’indirizzo mail info@garanteinfanzia-adolescenza-bz.org.

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