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20 novembre: Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia

Parità di trattamento, salvaguardia del benessere, diritto alla vita e allo sviluppo, all’ascolto e alla partecipazione: Daniela Höller ricorda i principi fondamentali della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia.

Il 20 novembre ricorre la Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia. Proprio in questa data, nel 1989, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, a cui hanno aderito finora 196 Stati, tra cui l’Italia.

La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia comprende 54 articoli che poggiano su quattro principi fondamentali: il primo principio è il diritto alla parità di trattamento, quindi nessuna bambina e nessun bambino deve essere discriminato a causa del sesso, dell’origine, della cittadinanza, della lingua, della religione, del colore della pelle, di una disabilità o delle sue opinioni politiche; il secondo è il diritto alla salvaguardia del benessere: quando occorre prendere decisioni che possono avere ripercussioni sull’infanzia, il benessere di bambine e bambini è prioritario, e ciò vale sia a livello famigliare sia a livello statale; il terzo riguarda il diritto alla vita e allo sviluppo, per cui ogni bambina e bambino deve avere accesso all’assistenza medica, poter andare a scuola ed essere protetto o protetta da abusi e sfruttamento; il quarto e ultimo principio è quello del diritto all’ascolto e alla partecipazione: tutte le bambine e tutti i bambini, in quanto persone a pieno titolo, devono essere presi sul serio e rispettati, e ciò significa anche informarli in modo conforme alla loro età e coinvolgerli nelle decisioni.

A trentatré anni di distanza dall’approvazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia sono stati compiuti notevoli progressi, ma vi è ancora margine di miglioramento sia a livello globale che a livello locale: secondo una recente indagine del Sole 24 Ore sulla qualità della vita di bambini e di giovani, infatti, Bolzano si trova 46a in classifica su 107 città valutate per i bambini e 61a su 107 per i giovani. Per stilare tale classifica sono stati considerati vari parametri, tra cui – per quanto riguarda i bambini – lo spazio abitativo, il rapporto tra pediatri e minorenni in età pediatrica, i posti autorizzati degli asili nido, le caratteristiche delle scuole (presenza di giardini, palestre, mense, barriere architettoniche, numero medio di studenti per classe), la disponibilità di verde attrezzato, la possibilità di praticare sport e i delitti denunciati a danno di minori. Per la classifica che riguarda la qualità della vita dei giovani, alcuni dei parametri erano invece: il canone di locazione, la quantità di bar e discoteche, la quantità di aree sportive, il numero di laureati, il numero di amministratori comunali under 40, il saldo migratorio totale, le imprese che fanno e-commerce e l’imprenditorialità giovanile.

“Una classifica non dà una panoramica completa di quello che una Provincia o un Comune fa per i suoi abitanti, ma può essere sicuramente uno spunto di riflessione su cosa potremmo cambiare e migliorare come società, affinché bambine, bambini e adolescenti, il loro benessere e i loro diritti siano sempre presi in considerazione quando si tratta di prendere decisioni o di realizzare progetti che li riguardano”, così la Garante Daniela Höller.

 

GAIA

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