Comunicati stampa

Sempre. Tutti. Ovunque.

“Nessuno fugge volontariamente – ma volontariamente possiamo decidere di aiutare chi lo fa.” (Filippo Grandi, Alto Commissario per i rifugiati). L'intervento della Garante per l'infanzia e l'adolescenza Höller in occasione della Giornata mondiale del rifiugiato, che si celebra domani, 20 giugno.

La Giornata mondiale del rifugiato (20 giugno) è stata celebrata per la prima volta nel 2001 in occasione del 50° anniversario della Convenzione sullo statuto dei rifugiati, nota anche come Convenzione di Ginevra. Giornate internazionali come questa servono a sensibilizzare l'opinione pubblica globale sulla situazione emergenziale in cui si trovano molte persone in fuga dalla guerra o dalle persecuzioni. Oggi si tratta in particolare di concentrarsi sui diritti, i bisogni e i desideri delle persone rifugiate, che non devono limitarsi a sopravvivere, bensì devono avere una prospettiva; devono, infatti, essere garantite condizioni di accoglienza dignitose, in particolare per bambine, bambini e giovani. L'articolo 22 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia parla del diritto di ogni bambino a una protezione speciale in guerra e durante la fuga: ciò vale per le bambine e i bambini accompagnati dai genitori come per quelli che non lo sono. Bambini e bambine hanno diritto a una tutela adeguata e all'aiuto umanitario, ed esiste un divieto assoluto di discriminazione: tutti i minori e le minori, indipendentemente dalla loro nazionalità, godono della stessa tutela giuridica. Inoltre, tutte le misure devono essere attuate tenendo conto del primario benessere del bambino.
La Legge n. 47 del 2017, nota anche come Legge Zampa, concretizza i diritti di bambini, bambine e giovani provenienti da Paesi non appartenenti all'Unione Europea, che arrivano in Italia senza genitori o altre persone di riferimento - a fine marzo di quest'anno, i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia erano quasi 20.000. Oltre a godere dei diritti già citati, essi non possono essere respinti alla frontiera né espulsi; hanno inoltre obbligo scolastico e di formazione, diritto alle prestazioni sanitarie e anche diritto al permesso di soggiorno per minore età. La loro rappresentanza legale può essere assunta da tutrici e tutori volontari, che vengono formati ogni anno dall’Ufficio della Garante per l’infanzia e l’adolescenza.
Cosa possiamo fare noi, ora, per sostenere le persone in questa delicata situazione, affinché abbiano una prospettiva? A livello istituzionale, occorre attenersi alle leggi esistenti e sviluppare strutture che permettano ai rifugiati di vivere dignitosamente nel Paese ospitante, promuovendo la convivenza. L'intervento di mediatori culturali, la consulenza gratuita sui loro diritti e la possibilità di chiedere aiuto anche in modo anonimo, così da rimuovere un’eventuale soglia di inibizione, possono essere utili a questo proposito.
A livello personale, è necessario innanzitutto affrontare le proprie riserve, paure e insicurezze e chiedersi da dove provengano. Se abbiamo avuto esperienze negative che alimentano le nostre riserve, può essere utile rendersi conto che anche noi come singoli vogliamo essere apprezzati come individui, e non solo associati al gruppo a cui sentiamo di appartenere.
Un altro passo è quello di aprirsi alle altre culture e di vedere la diversità come qualcosa di positivo, che favorisce la crescita della società. Inoltre, è importante approcciarsi con sensibilità ed empatia a persone potenzialmente traumatizzate.
Infine, una parola chiave importante è “partecipazione”: partecipazione all'istruzione, alla formazione e al lavoro. Partecipazione alla quotidianità e alla vita sociale e incontro con la popolazione locale, per rafforzare al meglio le persone rifugiate nel loro percorso verso una vita indipendente e autonoma.



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